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Vasto 1968

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di Adriano Bologna

Le campagne, come fazzoletti di terra, gia mietute tra Carpineto e Vasto, erano gialle ed io che guidavo lentamente, pensando a nord, dove le figlie dei chatten aspettavano il mio ritorno. Con il finestrino aperto, sentivo lo stanco zizzio dei grilli che, mescolato al dolce sound della chitarra di Carlos Santana con samba pa ti, della radio del mio vecchio Ford, mi portava dietro nel tempo e ricordavo ad ogni curva le dolci disavventure di allora. Poi sotto al Sinello, intuivo gli umori del mio rio che rivedendomi, faceva rumoreggiare le sue poche acque a sembrar lacrime di gioia. Le mie passioni si erano placate e non credevo piu nelle favole. Il freddo vento del Nord aveva spento le mie voglie, il mio cuore non dettava piu legge. Poi all’improvviso, quella sera, come angelo sceso dal cielo, tu, ma perchè guardi me, io che posso farti solo sognare, per poi lasciarti cadere, ma perchè sorridi e risvegli emozioni già perse, ma perchè vuoi me che l’alba porterà di nuovo via, perchè me, quando sai che il mio nome vuol dire vagabondo. Poi fino all’alba abbracciati a voler fermare il tempo, poi le primi luci a rompere l incanto e le lacrime sulle tue guance a ricordare storie, lontane. La tua domanda, se io amassi solo te ed io che volevo farti capire che non si può amare solo una volta e la tristezza dentro me, sapendo che presto saresti stata di un altro. La corsa sul sentiero del vecchio mulino a nascondersi per non essere visti, poi di nuovo tra gli ibridi magici degli odori del mio rio, poi nascosti dietro i cespugli sull`erba fresca complice delle mie bugie. Come vorrei iniziare una nuova vita per te, giocandomi il passato ma sono in troppi ad aspettarmi.

L’anno più bello dell universo per avere diciotto anni è stato il 1968. Vestivamo con jeans streach, stivaletti di cuoio, giubbotti di pelle, portavamo i capelli lunghi, eravamo diversi, avevamo atteggiamenti da salotto, ma sapevamo parlare d’amore, soprattutto nell’alto vastese eravamo degli idoli. Conoscevamo a perfezione l’arte dell’amore, in situazioni intime, sapevamo usare l’effetto della parola. Nessuna frase veniva detta a caso, ma il linguaggio veniva attentamente studiato prima per creare malinconia. Ogni parola che dicevamo nei discorsi affettuosi creava sfaceli nel cuore di ascoltava, le frasi venivano dette esattamente come le nostre donnine volevano sentirle. Eravamo così inebriati dalle atmosfere, che noi stessi a volte credevamo a quel che si giurava. Avevamo tanta esperienza che, conosciuto noi, nessuna poteva resisterci. Noi eravamo il nuovo, il presente ed il futuro. Gli anziani non ci accettavano perchè avevamo rivoluzionato i loro principi, le mamme ci temevano, perchè pensavano che noi rovinassimo le loro figlie. In effetti non era così perchè in fondo avevamo per mentalità le stesse mamme. Il nostro merito era che noi facevamo sognare chiunque ci frequentava, eravamo estremamente positivi e non c’era problema su cui non ridevamo sopra. Ci piaceva infinitamente farle plangere ma quando poi ci riabbracciavamo si viveva in paradiso. Noi eravamo …il Paradiso.

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Written by vastesi

febbraio 14, 2010 at 6:34 PM

Pubblicato su Ricordi

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