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La politica è malata

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Pubblichiamo una riflessione inviataci dall’assessore alla cultura del comune di Vasto, Francescopaolo D’Adamo.

La politica è malata. Questa malattia però, è considerata come una malattia infantile, vedi il morbillo, la rosolia, la parotite o altro…
È normale, passerà! … Ma non è così. I giochi di partito, l’avidità delle persone, il dilettantismo dei simpatizzanti, la disinformazione, sono causa dell’aggravarsi di un male che porterà alla morte il paziente. La politica appunto. Poco male se questa non fosse, come, forse banalmente, si dice, “il motore della società”.

Piero Calamandrei, nel suo discorso sulla costituzione del 26 gennaio 1955, invitava, soprattutto i giovani, ad impegnarsi nella politica. Anche se la sua storiellina sul “Piroscafo traballante nell’oceano”, in tempi di grandi navi da crociera, appare superata, fotografa perfettamente la figura di quell’elettore che delega altri a fare scelte per suo conto, semplicemente dicendo: “che me ne importa della politica”.

Il discorso di Calamandrei mi è capitato per caso tra le mani, grazie ad una fotocopia fornita agli studenti del Liceo Classico durante una lezione di Educazione Civica. Bravo professore! Io durante gli studi liceali ho ricevuto solo una lezione di educazione civica, peraltro nemmeno da un mio professore ma dal preside (M.Mattia) che suppliva un insegnante assente.
Forse per questo ho iniziato a dedicare il mio tempo alla politica attiva solo dopo i cinquant’anni. L’ho fatto come servizio alla mia Città ritenendo di aver raggiunto la maturità giusta per compiere questa azione.

In questi giorni si fa un gran parlare, oserei dire sparlare, sulle candidature per le elezioni regionali. Permettetemi di citare Cartesio, quando diceva “l’unica certezza è il dubbio” poiché mi ritrovo perfettamente in questa frase. Non mi basta la “lezione” di Giuseppe Catania, apparsa su un foglietto locale in questi giorni, dove si spiegano le motivazioni di tanto parlare, poiché il tutto si focalizza sull’avidità di certe persone e la sete di denaro, piuttosto che di potere di queste. Neppure l’accalorata lettera aperta del direttivo IdV di San Salvo dove si critica “l’autocandidatura” di una persona a scapito di un altra ritenuta più valida. Ne mi piace il comportamento di quei politici o gruppi politici, che propongono le solite “ricette tipiche” fatte esclusivamente per le elezioni, con i soliti cinque ingredienti e da promesse personali più o meno velate. Basta proporre, da destra o da sinistra, i soliti argomenti: Tasse, Sicurezza, Giustizia, Sanità, Servizi eccetera, senza prospettare progetti “esecutivi” invece di idee di massima.

Senza risorse dove andiamo? Bisogna ottimizzare i mezzi a disposizione. La politica deve risolvere il quotidiano e programmare il futuro. Bisogna tendere al benessere (di tutti, non solo di una parte) e per questo bisogna fare, non solo parlare.
I progetti politici, in questi tempi gravidi di nuove energie, sono vaghi, le idee non sono sufficientemente verificate. Insomma i politici, spero non tutti, si stanno comportando come quei cineasti dilettanti per i quali è “buona la prima” perché non si sa come sarà la “la seconda”. Non va bene! Non c’è più tempo per l’improvvisazione. I candidati quindi dovrebbero essere scelti in base a questa necessità.

Questa polemica contro il presente in cui viviamo, dovrebbe essere stimolo a fare quanto è in noi per trasformare questa situazione “presente”.

Francescopaolo D’Adamo

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Written by vastesi

ottobre 22, 2008 at 1:53 PM