Archive for Maggio 2008
XIV° Pellegrinaggio Diocesano Mariano Pollutri -Miracoli
Da Davide Desiati riceviamo e pubblichiamo:
“MARIA MADRE DELLA SPERANZA”
Domani 31 maggio si svolgerà il XIV° Pellegrinaggio Diocesano Mariano Pollutri-Santuario della Madonna dei Miracoli.
Prevista una altissima affluenza di pellegrini, in particolare di parrocchie, gruppi ed associazioni
alla prima partecipazione. L’Arcivescovo Bruno Forte ha più volte affermato l’importanza di
questo appuntamento diocesano ed invitato alla partecipazione.Il Pellegrinaggio sulle orme del veggente di Pollutri Alessandro Muzio deve far comprendere e scoprire la sua spiritualità per imitarla.
Dal racconto dell’Apparizione fatto da uno dei numerosi figli, arciprete di Pollutri, sappiamo che la vita interiore del veggente è incentrata sulla Santa Messa e sull’Eucarestia. Alessandro Muzio pregava, pregava sempre, anche per strada. Nel sentire la campana che annunzia la celebrazione della Santa Messa, il momento dell’elevazione, allora si inginocchia e adora il Verbo incarnato che continua ad incarnarsi tra le mani del sacerdote. In quel momento, in quel punto, l’Apparizione della Madonna. Domani, migliaia di pellegrini saranno a Pollutri per imitare Alessandro Muzio.
A partire dalle ore 15.00 e fino alle 16.45, saranno disponibili dei bus navetta da Miracoli di Casalbordino a Pollutri per tutti i pellegrini che hanno la necessità di lasciare il proprio mezzo nei pressi del Santuario.
E’ necessario arrivare a Pollutri entro le ore 17.00, ora prevista per il momento di preghiera e riflessione iniziale.
Il Prefetto ha disposto la chiusura al traffico veicolare del tratto di strada provinciale che collega Casalbordino e Pollutri dalle ore 17.00 alle ore 21.00.
L’Amministrazione Comunale di Casalbordino, in collaborazione con l’Associazione Famiglia Casalese, ha messo a disposizione circa 1500 sedie posizionate nel piazzale del Santuario per la celebrazione conclusiva.
Parrocchie, amministrazioni comunali, associazioni e gruppi ecclesiali, sono a lavoro per far svolgere il pellegrinaggio nelle migliori condizioni possibili.
L’Arcivescovo Bruno Forte ci invita a vivere “il nostro annuale Pellegrinaggio Mariano chiedendo a Dio per intercessione di Maria, Madre della Speranza, di essere testimoni della speranza, i cantori del Magnificat con l’eloquenza della vita”.
Il Segretario Organizzativo
Davide Desiati
Ombrina 2 update (2)
Gli amici dell’Arci ci segnalano due nuovi comunicati (del 23 scorso) sul proseguimento delle attività petrolifere nel mare d’Abruzzo:
» Ombrina mare 2 update
» Mediterranean Oil & Gas reports further “very good” results from Ombrina Mare 2
Si dice anche di un test di produzione che dovrebbe essere terminato entro la fine del mese, quindi che potrebbe essere in corso proprio in questi giorni.
Festa di S.Antonio Abate
Da Davide riceviamo il programma della festa di S.Antonio Abate
che si terra’ il primo e il 2 di giugno.
» Programma religioso e civile
Parrocchia S.Maria del Sabato Santo in S.Antonio Abate
Parroco Don Massimo D’Angelo
Due Note a Vasto Shalom 2008
Riceviamo da Giuseppe Ritucci
Domenica 1 e lunedì 2 giugno, in Piazza della Repubblica a Vasto si svolgeranno le due serate della manifestazione musicale Due Note a Vasto, organizzata dall’Oratorio Salesiano di Vasto, che ha raccolto, come ogni anno, un significante numero di iscrizioni.
Sono stati selezionati 17 gruppi/solisti, che tenteranno di aggiudicarsi il riconoscimento di “Canzone Shalom”, assegnato da un’apposita giuria alle canzoni inedite che oltre ad avere un testi bello e significativo saranno accompagnate da un’esecuzione particolarmente curata.
Il primo appuntamento è per domenica 1 giugno alle ore 21.
Per l’occasione nella piazza saranno allestiti stand gastronomici.
Questi i gruppi che si esibiranno:
» Domenica 1 giugno:
He
Anthony Fabrizio
Iradels
Partito Preso
Marco Santilli
Whisper of the dark
Ersound
» Lunedì 2 giugno:
B.R.A.
Underwear
Alti e Bassi
Exnovo
Chilafapuliska
Fabio Neri & Rancy’s band
Echo
Comunicato stampa EmergenzAmbiente Abruzzo

COMUNICATO STAMPA DEL 27 MAGGIO 2008
Via le piattaforme dal nostro mare, una bomba ecologica che costituisce da sola il 10% dell’inquinamento totale da idrocarburi!
Miglianico east Anomali, Elsa , Ombrina Mare, Rospo Mare,Giovanna, Santo Stefano Mare, Civitaquana onshore Block
Non sono località turistiche, o nomi di belle donne, ma piattaforme di Idrocarburi (operanti o in attesa) che da Pineto sino a Vasto rappresenteranno il nuovo panorama per chi in Abruzzo andrà in mare.
Tutte molto vicine alla riva, pochi Km, tutte a vista, davanti ad alcuni tra i tratti più belli di costa abruzzese : Lido Riccio, San Vito, Francavilla, Pineto, Casal Bordino.
In assoluta controtendenza rispetto ad altri posti nel mondo (es. California) dove, a causa di gravissimi incidenti costati anche vite umane oltre il disastro ambientale, si impongono alle piattaforme distanze di decine e decine di km dalla costa.
E’ molto interessante anche notare come, nonostante il fortissimo interesse suscitato nella popolazione dai progetti di sfruttamento petrolifero, a questo progetto non siano pervenute osservazioni allo studio di impatto ambientale. Ciò testimonia il sostanziale non coinvolgimento dei cittadini nel processo valutativo.
Inoltre non sono stati considerati gli effetti cumulati: il progetto è stato valutato come unico mentre è noto come la VAS debba considerare gli impatti cumulati tra interventi della stessa tipologia insistenti sulla stessa area geografica e con tutte le attività che possono avere impatti simili. La valutazione è reale solo se si considerano l’ambiente e le attività umane nella loro complessità (vicinanza di altre piattaforme, numero di pozzi esplorativi ecc.)
La stessa analisi dei rischi deve tener conto degli effetti cumulati (e degli effetti domino): più piattaforme, più pozzi, più il rischio di incidenti diventa rilevantissimo come la storia, anche nazionale, ci testimonia (vedi dossier allegato).
Quali protezioni per la popolazione?
Allo stato preoccupante dei fiumi, dei depuratori quasi tutti mal funzionanti, addirittura sottostimati o assenti, alla cementificazione incontrollata della costa, alla presenza di poli industriali a macchia di leopardo lungo il litorale con insediamenti insalubri di prima classe e insediamenti a rischio rilevante, al porto commerciale di Ortona con deriva petrolifera, al porto industriale di Vasto, si aggiungerà l’inquinamento prodotto dalle trivellazioni marine con i suoi scarti operativi.
Mentre il petrolio sale alle stelle incoraggiando nuove esplorazioni, le royalties restano le più basse del mondo-in mare il 4%-. La comunità abruzzese, oltre al saldo in negativo sul bilancio dei posti di lavoro (il petrolio più che crearne ne distrugge), avrà in cambio solo un peggioramento della qualità della vita, rischi per la salute, un ambiente sempre più degradato.
Vogliamo chiarezza sulle politiche che chi ci governa sta portando avanti:
L’ Abruzzo andrà verso un futuro nero, legato ai combustibili fossili oppure verso l’agricoltura di qualità, del turismo e delle energie rinnovabili?
Per questo abbiamo organizzato il 1 giugno dalle 15.00 una “BARCOLANA” -appuntamento al Turchino (S.Vito) per chi arriva in barca e davanti al porto di S.Vito per chi arriva a piedi.
Tutti i materiali su www.marelibero.net:
» Abruzzo: terra di conquista dei petrolieri
» Dossier Idrocarburi
Coordinamento EmergenzAmbiente Abruzzo
Ass. MareLibero Pescara, WWF Abruzzo, Abruzzo Social Forum, Legambiente, Coord. CostaTeatina, Comitato Natura Verde, Maiora Premunt Pescara, Lav Abruzzo, Abruzzo in Movimento, ComitatoDifesa Ambiente, Comitato Tutela Val Tordino Notaresco, Comitato Anti-Discarica La Torre Teramo, Ass. La Ghiandaia Lettomanoppello, Italia Nostra, Costambiente, ProNaturaAbruzzo, Ass.Libera, Crocevia, Comitato Abruzzese del Paesaggio, Ecovie, Confederazione Cobas, Comitato Difesa del Fiume Pescara, Amici di Beppe Grillo Chieti, Agesci Pescara, Circolo per la Valorizzazione delle Terre Pubbliche, Arci Vasto, Adiconsum, Ass. Mate, Centro Nascita e Vita Naturale, Ass. Il Delfino, Pro-Loco Vacri, Casa della Pace Sulmona, Ass. LiberiMedia Pescara, Comitato Civico Interregionale per il Paesaggio di Castel di Sangro, Ass. Il Nibbio Scontrone, Ass. Mountain Wilderness, Deposito dei Segni, Coop. Sociale Pralipè, Comitato Naturalistico Rosciolo(AQ),giornale “Il martello del Fucino”, Vastesi.com, Ass. Ardinia (AQ), Ass. Jonathan Pescara, ARCI Sulmona, Comitato “Cittadini della Valle Futura” Sulmona, Consulta provinciale studenti Chieti, Coop. Patcha Mama, Proloco Orsogna, Staz.ornitologica abruzzese, Coop. Ecotur Pescasseroli, Ass.”Terrae” onlus, Korogocho Pescara, “Tutela e Salvaguardia del Creato” Diocesi di Pescara, Cittadinanzattiva, Comitato per la Rinascita di Pescomaggiore(AQ),Coop.IlMandorlo, Ass.”Cittadini per via Raffaello e dintorni” Pescara,Ass. Mare d’aMare Pescara, Cantina Coltivatori Diretti, Ass. “Utenti Strada Parco” Pescara, Foro contadino “Altra Agricoltura”,ENPA, Ass. Occhi del Popolo San Vito Chietino, Ass. Mediterracqua, Ass. “Medici per l’Ambiente”, Meetup Atri, Radio Adriatica, Comitato Discarica Casoni Chieti, Lega Nazionale per la Difesa del Cane, Ass. “I Colori del Territorio” Spoltore, “Comitato salviamo la valle dell’Aterno” San Demetrio Dè Vestini, Ass.”amicidell’OrsoBernardo”
Concorso Nazionale a Vittorio Veneto
da Histonium.net riportiamo questo interessante articolo. Complimenti a tutti i coristi.
Concorso Nazionale a Vittorio Veneto: prestigioso terzo posto per il coro ”Stella Maris” di Vasto Marina
Ancora un prestigioso riconoscimento per il coro polifonico ”Stella Maris” di Vasto Marina diretto dal maestro Paola Stivaletta. Dopo la recente affermazione nel ”Premio Don Rua – Città di Caserta” è arrivato un più che confortante terzo posto nella sezione a voci miste del 43° Concorso nazionale ”Corale – Trofei Città di Vittorio Veneto” che si è tenuto sabato 24 maggio. Il concorso è uno dei più importanti e significativi del panorama corale polifonico italiano. Il Coro ”Stella Maris” ha presentato per l’occasione il progetto-programma ”Vivere la gioia di oggi… nella consapevolezza del dolore di domani” eseguendo i brani: ”Dissi a l’amata mia lucida stella” (L. Marenzio); Baci soavi e cari (C. Monteverdi); O Magnum mysterium (T. L. de Victoria); Tristis est anima mea (M. A. Ingegneri); Cantate Domino (C. Monteverdi). Al primo posto si è classificata l’associazione corale ”Sette Torri” di Settimo Torinese. Di seguito l’elenco dei coristi del gruppo di Vasto Marina: Barbara D’Adamo, Sara Cicioni, Paola Martella, Valeria Spadaccini e Maida Cicchillitti (soprani); Mariana Stivaletta, Rosa Maria Ialacci, Rosanna Fiore, Alice Antonellini e Jessica Di Rosso (contralti); Roberto D’Alessandro, Peppino Forte, Enzo Scopa, Andrea Di Cicco e Fabio Sce (tenori); Vittorio Melone, Daniele Muratore, Fernando Tana, Tonino Belfiore e Massimo Palandrani (bassi).
Così la Montedison ha avvelenato l’Abruzzo
BUSSI. Quattro discariche per interrare e seppellire, per dimenticare per sempre, i rifiuti dell’azienda. Cimiteri abusivi sorti intorno al polo chimico di Bussi nel quale si trovano sostanze cancerogene che finivano direttamente nel fiume Pescara. Scivolavano giù tranquillamente, senza che nessuno denunciasse niente. Secondo la ricostruzione della Procura, inoltre, proprio i vertici della Montedison erano impegnati nel falsificare gli atti e minimizzare i problemi.
Uno scenario apocalittico sia per le indubbie conseguenze nefaste sull’ambiente (e chissà quali sull’uomo) sia per i risvolti sociali e antropologici se è vero che tutto quanto è stato possibile solo grazie all’immensa ed incredibile omertà ad ogni livello: dall’operaio della Montedison, ai cittadini dell’interland, agli amministratori della zona.
Nessuno in 40 anni si è mai accorto di qualcosa di strano.
Il Pm Aldo Aceto definisce le azioni della Montedison, senza mezzi termini, «una strategia di impresa».
Così come si può studiare a tavolino una strategia giusta per far decollare la propria azienda, così, secondo l’accusa, i vertici dell’industria chimica avevano messo in piedi un piano per nascondere ancora meglio le migliaia e migliaia di quintali di rifiuti che si sono cementificati nel sottosuolo abruzzese.
L’obiettivo era uno: disfarsi della montagna di rifiuti che ogni anno il sito produceva. Si sarebbe optato per vie poco tradizionali: 4 discariche abusive e il fiume a pochi metri di distanza per sbarazzarsi di tutto senza fatica e costi aggiuntivi. L’obiettivo primario era infatti risparmiare sui costi di smaltimento.
19 tra responsabili, direttori, vice direttori, amministratori delegati della Montedison che si sono avvicendati nel corso degli anni, oggi devono rispondere di avvelenamento delle acque destinate all’uso umano (pene che prevedono un massimo di 15 anni e nei casi più gravi l’ergastolo) e disastro ambientale in concorso.
Gli indagati sono: Guido Angiolini, amministratore delegato pro tempore di Montedison (2001-2003) e di “Servizi Immobiliari Montedison Spa” e “Come Iniziative Immobiliari Srl”; Carlo Cogliati, amministratore delegato pro tempore di Ausimont; Salvatore Boncoraglio, responsabile Pas della sede centrale di Milano; Nicola Sabatini, vice direttore pro tempore della Montedison di Bussi (1963-1975); Nazzareno Santini, direttore pro tempore della Montedison/Auusimont di Bussi (1985-1992); Carlo Vassallo, direttore pro tempore dello stabilimento Montedison/Ausimont di Bussi (1992-1997); Domenico Alleva, responsabile tecnico della terza discarica; Luigi Guarracino, direttore pro tempore dello stabilimento Montedison/Ausimont di Bussi (1997-2002); Giancarlo Morelli, responsabile Pas (Protezione ambientale e sicurezza) dello stabilimento Montedison/Ausimont di Bussi (1997-2001); e poi Camillo Di Paolo (responsabile protezione ambientale e sicurezza Bussi); Maurilio Aguggia (responsabile protezione ambientale e sicurezza sede centrale Milano); Leonardo Capogrosso (coordinatore dei responsabili dei servizi di protezione ambientale); Giuseppe Quaglia (responsabile laboratorio controllo e analisi stabilimento di Bussi); Maurizio Piazzardi (perito chimico); Giorgio Canti (responsabile protezione ambientale e sicurezza); Luigi Furlani (responsabile protezione e sicurezza ambientale); Alessandro Masotti (responsabile sicurezza ambientale); Bruno Parodi (responsabile sicurezza ambientale); Bruno Migliora (manager Montedison/Ausimont).
Per la prescrizione ci sono tempi lunghi, trattandosi di inquinamento continuato fino al 2037 non ci sarà prescrizione.
La procura parla di comportamenti «dolosamente omissivi». Tutto si sarebbe svolto così creando un enorme danno e senza che nessuno ponesse il benchè minimo freno.
QUATTRO DISCARICHE PER UN SOLO SEGRETO
Sono quattro le discariche che sono state realizzate intorno all’azienda. Posti vicini, nemmeno troppo nascosti, dove i materiali pericolosi venivano interrati.
La prima discarica è quella che viene utilizzata dal 1963 al 1972 sul terreno ora di proprietà della “Come iniziative immobiliari” (Montedison Edison). Si tratta della mega discarica abusiva più grande d’Europa che è saltata fuori 12 mesi fa.
Dimensioni gigantesche: circa 165 mila metri cubi di rifiuti a 20 metri di distanza dalla sponda destra del fiume Pescara (località Tre Monti, valle della Pola).
Era qui che avveniva lo smaltimento «illegale e sistematico di ogni genere di rifiuti», ricostruisce il pm Aceto, «soprattutto le così dette “peci clorurate” ovvero residui derivanti dalla miscelazione del cloro con il metano». E fino al 1963 c’erano anche i rifiuti che venivano scaricati direttamente, allo stato liquido nel fiume.
La seconda e la terza discarica sono in totale di circa 50 mila metri quadrati. Sono state concepite più a monte rispetto all’insediamento industriale. Qui, in contrasto con l’autorizzazione regionale e fino all’aprile del 1990, sono stati smaltiti rifiuti tossico nocivi contenenti mercurio, piombo, zinco, tetracloetilene, idrocarburi leggeri e pesanti.
La quarta discarica è adiacente alle due precedenti: costruita negli anni 60 «del tutto abusivamente» è di circa 30 mila metri quadri. Qui venivano smaltiti «in modo indifferenziato» tutti i rifiuti prodotti dai processi di lavorazione del polo chimico.
UN PIANO PER POTER DIRE “E’ TUTTO TRANQUILLO”
Resta ancora l’amaro interrogativo di come sia possibile che mai nessuno avesse denunciato questo vero e proprio stupro ambientale che avveniva di continuo.
Se si dovessero mai accertare le responsabilità dell’azienda chimica, infatti, è comunque evidente che ad interrare i rifiuti o scaricare veleni nell’acqua non fossero direttamente i vertici aziendali.
Eppure mai nulla sarebbe trapelato. E’ vero che la sensibilità ambientalista fino a venti anni fa non era ancora arrivata ai livelli attuali ma mai nessuno ha sentito il dovere di denunciare…
Intanto però le carte erano tutte in “regola”: c’era chi aveva predisposto tutto alla perfezione perché la risposta fosse solo una: nessun rischio per la popolazione.
E’ dal 1994, infatti, che l’accusa fa risalire la «strategia di impresa» per dribblare così l’obbligo di porre un rimedio alla situazione disastrosa che si era venuta a creare.
E come si fa? «Si rappresenta una realtà ambientale distorta rispetto alla realtà».
Nel marzo del 2001 Luigi Guarracino, direttore pro-tempore dello stabilimento (lo sarà dal 1997 al 2002) presentò un piano di caratterizzazione redatto in teoria in ossequio ai decreti ministeriali in cui si gettava acqua sul fuoco e si sosteneva che non c’era alcun rischio per l’esterno.
«L’inquinamento non esce», «non c’è emergenza», «occorre non spaventare chi non sa», erano le parole d’ordine, come si legge nei documenti organizzati ad arte.
Si tratta, però, secondo l’accusa di «tutte indicazioni fondate e supportate da dati parziali, frutto di dolose manipolazioni, soppressioni e modifiche».
Il fine era solo uno: «occultare la pesantissima e compromessa situazione di inquinamento del sito industriale» e il fatto che «persino le falde acquifere più profonde e gli stessi pozzi di captazione dell’acqua potabile (2 km più a valle) erano interessati da quel fenomeno».
4 STUDI PER NASCONDERE LA VERITÀ
Tutte cose che l’azienda sapeva benissimo perché nel 1991 in uno studio commissionato dalla stessa Montecatini / Montedison alla società Praoli si invitava la direzione a prendere provvedimenti.
Nel 1994 spunta poi una relazione ambientale redatta dallo stesso personale dell’azienda: da questo documento i problemi di inquinamento «vennero drasticamente dimensionati», nonostante non si fossero fatti i lavori chiesti 3 anni prima.
Un terzo studio arriva nel 1997 condotto dalla Hpc: qui si rileva che su 100 campioni di terreno e 20 prelievi d’acqua analizzati c’erano alte concentrazioni di piombo. Ma questo dato non venne mai inserito nel documento ufficiale.
Nel giugno del 1998 arriva un quarto studio redatto da Molinari che «escludeva il peggioramento della situazione» da lui stesso rilevata nel 1991 e attestava l’assenza di mercurio nei terreni a sud dello stabilimento. Anche in questo caso, secondo l’accusa, erano stati utilizzati «referti analitici falsi siccome manipolati rispetto a quelli veri».
Durante la fase di indagine si è accertata inoltre la presenza di una «vera e propria documentazione da affiancare alle analisi effettivamente effettuate e contraddistinta con la dicitura falso rispetto a quelle contraddistinte con la dicitura “vero”».
Tutte accuse documentate dalla procura sulle quali le parti si confronteranno nel prossimo processo che potrebbe iniziare verso la fine di quest’anno e dove la difesa darà sicura battaglia per salvare il nome di una grande azienda e quella dei suoi dipendenti.
(Alessandra Lotti 27/05/2008 9.52)
LE SOSTANZE INQUINANTI E I DATI SBALLATI
Sostanze rilevate in falda superficiale:
Arsenico (56 volte superiori al limite consentito)
Mercurio (1240 volte superiori)
Boro (74 volte)
Clorometano (11.067 volte)
Triclorometano (3.266.667 volte)
Cloruro di vinile (1.960 volte)
1,2- dicloretano (193 volte)
1,1 dicloretilene (24.000 volte)
Tricloroetilene (7.867 volte)
Tetracloroetilene (14.000 volte)
Esaclorobutadiene (667 volte)
Tricloroctano (24.500 volte)
1,1,2,2- tetracloroetano (420.000 volte)
Tribromometano (21 volte)
1,2- dibromoetano (180 volte)
Dibromoclorometano (120 volte)
Bromodiclorometano (152 volte).
In falda profonda hanno superato i limiti previsti dalla legge
Arsenico
Piombo
Boro
Benzopirene
Benzoperilene
Triclorometano
Monocloroetilene
1,2 dicloroetano.
1,1 – dicloroetilene
Tricloroetilene
Tetracloroetilene
Esaclorobutadiene
1,2 dicloroetilene
1,2 dicloropropano
1,1,2,2-tetracloroetano.
Sostanze rilevate in prossimità dei pozzi:
Hanno superato sempre i limiti minimi previsti dalla legge
Triclorometano (sostanza classificata come nociva, irritante e sospetta cancerogena)
Esacloroetano
1,1 diclortoetilene
Tricloroetilene (sostanza classificata come nociva e verosimilmente cancerogena, probabilmente mutagena)
Tetracloroetilene (sostanza sospetta cancerogena)
Tetraclorometano (sostanza sospetta cancerogena)
Esaclorobutadiene (sostanza sospetta cancerogena)
1,1,2,2 tetracloroetano (sostanza sospetta cancerogena)
Esaclorobutadiene (sostanza sospetta cancerogena)
Sostanza rilevate alla distribuzione
Hanno superato sempre i limiti minimi previsti dalla legge
Esacloroetano
Tetracloruro di carbonio
1,2 dicloroetilene (prelievi del 5 luglio 2007 su fontane pubbliche di Torre dei Passeri, Pescara e Chieti)
Esaclorobutadiene
Lettera aperta al direttore di Quiquotidiano
Riceviamo da Michele Celenza, ass.ne Porta Nuova Vasto:
Lo scorso Giovedì 22 il giornale locale Qui Quotidiano ha voluto occuparsi di noi.
Di seguito il testo dell’articolo e la nostra replica.
Qui Quotidiano, 22.5.’08
Intanto a Sal Salvo se ne inaugura però uno nuovo di zecca
PORTA NUOVA CONTRARIA AL PORTO TURISTICOL’associazione “Porta Nuova” è contraria al porto turistico nell’insenatura a sud di Punta Penna e trova sostegno in cinque consiglieri comunali, Marco Marra e Fabio Smargiassi di Rifondazione Comunista, Corrado Sabatini dell’IdV, Riccardo Alinovi dell’Udeur e Antonio Russi, i quali hanno presentato una mozione in Consiglio Comunale per una moratoria riguardo alle autorizzazioni.
Secondo il portavoce di Porta Nuova, una delle ragioni alla base della contrarietà risiederebbe nella considerazione che (son parole sue) “il cosiddetto porticciolo, poi, tanto porticciolo non è. Con i suoi previsti 509 posti barca, quello di Vasto si collocherebbe, tra i porti in Adriatico, tra quelli me-diograndi. Per intenderci: il porto turistico di Rimini ne ha 620”. Fin qui la cronaca pura e dura.
La vicenda non è però di quelle che non si commentano, perché l’atteggiamento osservato dai suddetti consiglieri e consigliori (sia detto senza offesa, ma solo per amor della consonanza) è di quelli che lasciano di sasso e fanno temere per i destini della città o più concretamente per la pre-senza di personaggi che, se non dubitassimo della loro buona fede, definiremmo, come usava dire ai tempi della Guerra Fredda, “quinte colonne” del nemico, sabotatori dello sviluppo cittadino.
Piuttosto d’essere contenti per una prospettiva di crescita che potrebbe porre Vasto a livello di Ri-mini, (una prospettiva, beninteso, e nulla di più) con tanto di porticciolo e villaggio turistico, laddo-ve oggi c’è una palude salmastra ed uno sbocco fetido di fognatura, questi signori gridano invece allo scandalo e cercano di creare allarmismi ingiustificati, fingendo di ignorare che a pochi passi da Vasto, a San Salvo, sì a San Salvo, il porticciolo l’hanno già realizzato e per giunta in una posizio-ne, quella sì, che avrebbe dovuto far gridare allo scandalo gli ambientalisti o presunti tali. Vadano a vedere, questi signori.Vadano lì od altrove, varcando, se riescono, quella Porta che “Nuova” non è in verità più da tempo.
Gentile direttore,
dal tenore dell’articolo, apparso sul suo giornale il 22 Maggio scorso, a commento del comunicato della nostra associazione sul progettato porto turistico [1], direi che all’incirca l’anonimo estensore ne abbia let-to (o ne abbia capite) le prime venti righe, non di più. Permetta che gliene offra qui di seguito un veloce riassunto, anche a beneficio dei suoi lettori cui, sono certo, lei intende offrire un’informazione non meno che completa.
Deve sapere, gentile direttore, che noi non siamo un’associazione ambientalista: siamo un’associazione civica. Ci battiamo per la trasparenza e la legalità nella vita pubblica. Se siamo contrari al porto turistico (come lo siamo stati al raddoppio del porto commerciale) è perché, come in quel caso, ci sembra che proprio la trasparenza e la legalità facciano difetto:
1. Per l’insensatezza della cosa in sé. Diciamo che non ha senso costruire un porto turistico:
• in piena area SIC: quella che il vostro articolo definisce “una palude salmastra” è infatti per l’Unione Europea parte di un Sito di Interesse Comunitario (SIC), e precisamente del SIC IT7140108 (che per giunta è un SIC cosiddetto prioritario);
• a ridosso di uno stabilimento a Rischio di Incidente Rilevante [2] come è la Fox Petroli.
Sarebbe un caso forse unico al mondo.
2. Per l’aperta violazione delle leggi:
• della Direttiva Seveso –per quanto attiene agli aspetti urbanistici [3];
• del DLgs 17 Agosto 1999, n° 334 –per la mancata informazione e consultazione della popolazione [4];
• della Direttiva Habitat –per la violazione dell’obbligo di conservazione [5].
Il rispetto della legalità è una questione prima civile che politica.
3. Per la sua dubbia pubblica utilità. Sulla costa tra Termoli e Pescara vi sono, già costruiti o in co-struzione, 6 porti turistici maggiori (Pescara, Francavilla, Fossacesia, S. Salvo, Montenero, Termo-li): uno ogni 13 chilometri. Risulta difficile comprendere quale “sviluppo” possa venire alla città dalla costruzione del settimo, che intaccherebbe oltretutto l’unica nostra risorsa non rinnovabile: la costa non cementificata.
4. Per la speculazione in grande stile che si annunzia. Risulta invece abbastanza facile comprendere come la speculazione edilizia di cui si parla da tempo, e che nell’articolo di Qui trova conferma, –il villaggio turistico che dovrebbe fare il paio con il porto- possa effettivamente aiutare “lo sviluppo” di alcuni. Quale contropartita economica è stata offerta al privato per la costruzione del porto turisti-co? Perché di questo l’Amministrazione comunale –e con essa la minoranza- tace? Qual è il ruolo della classe politica locale in questa vicenda, rappresentare il pubblico interesse o essere parte in causa?
Sarebbe il caso che l’Amministrazione –e la minoranza- parlassero con chiarezza alla città. E che si pro-nunziassero (visto che si trovano) anche sull’istituendo Parco Nazionale.
La ringrazio dell’attenzione e la saluto cordialmente.
Michele Celenza
(Associazione civica Porta Nuova – Vasto)
[1] Chi fosse interessato può leggerlo in http://www.portanuovavasto.altervista.org/
[2] Sono quelle industrie o depositi che, sia per tipo e quantitativo di sostanze pericolose utilizzate, sia per processi produttivi impiegati, po-trebbero causare “un evento quale un’emissione, un incendio o un’esplosione di grande entità”[…]“che dia luogo ad un pericolo grave, im-mediato o differito, per la salute umana e/o per l’ambiente, all’interno o all’esterno dello stabilimento, e in cui intervengano una o più so-stanze pericolose”: 1996/82/CE art. 3, comma 5.
[3] “Gli Stati membri provvedono affinché nelle rispettive politiche in materia di controllo dell’urbanizzazione, destinazione e utilizzazione dei suoli […] si tenga conto degli obiettivi di prevenire gli incidenti rilevanti e limitarne le conseguenze. Essi [gli stati membri, ndr] perseguono tali obiettivi mediante un controllo […] dei nuovi insediamenti attorno agli stabilimenti esistenti […] qualora l’ubicazione o gli insediamenti possano aggravare il rischio o le conseguenze di un incidente rilevante”: Art. 12 Direttiva 96/82/CE del 9 Dicembre 1996.
[4] Art. 22, commi 4, 5, 6: il Comune di Vasto non ha ancora ottemperato agli obblighi di informazione alla popolazione sul tipo di impianto, sulla natura del rischio, sulle misure di sicurezza da adottare e sulle norme di comportamento da osservare in caso di incidente. L’Art. 23, comma 1, dello stesso D.Lgs. prevede che “la popolazione interessata deve essere messa in grado di esprimere il proprio parere nei casi di […] creazione di nuovi insediamenti e infrastrutture attorno agli stabilimenti esistenti“. Il comma 2 precisa che “Il parere [della popolazione] è espresso nell’ambito […] del procedimento di valutazione di impatto ambientale”. L’obbligo della consultazione della popolazione ricade sul Comune. Proprio questo sarebbe dunque il momento.
[5] Così sono detti “i tipi di habitat naturali che rischiano di scomparire […] e per la cui conservazione la Comunità ha una responsabilità particolare”. “Gli Stati membri garantiscono la sorveglianza dello stato di conservazione delle specie e degli habitat […] tenendo partico-larmente conto dei tipi di habitat naturali e delle specie prioritari”: Art. 11 Direttiva 92/43/CEE del 21 Maggio 1992.
Centro Oli, sale l'attenzione della stampa nazionale
Centro Oli, sale l’attenzione della stampa nazionale
fonte Primadanoi.it
ABRUZZO. «Ecco, il “centro oli” dovrebbe cominciare qui, dove partono i filari dei vitigni chardonnay». Anche l’inviato di Repubblica e quello de il Giornale nei giorni scorsi si sono fatti un giro tra le ridenti campagne tra Ortona e Miglianico, lì dove dovrebbe spuntare a breve l’oil centre dell’Eni.
La protesta monta ogni giorno di più e l’attenzione dei media nazionali cresce.
La lotta per una economia pulita e ecologica, come la chiamano da queste parti, contro l’economia chimica delle moderne produzioni industriali va avanti nonostante sia tutto apparentemente fermo.
I comitati rimangono vigili perché se hanno vinto la battaglia dei mesi scorsi, quando il Consiglio Regionale ha sospeso tutto fino al nuovo anno, non è detto che vinceranno la guerra.
Così quando arriva un giornalista da fuori regione per loro è quasi come una boccata d’ossigeno. Quando devono mostrare a qualcuno che non sa il punto esatto dove sorgerà la mini raffineria, tra vitigni e natura incontaminata, loro ritrovano forza per la loro battaglia.
Come è accaduto domenica scorsa quando nell’aula consigliare del Comune di Pescara, sono convenuti un migliaio di persone, con 30 trattori, accompagnati da decine di amministratori di Cantine Sociali, sindaci del comprensorio, associazioni di categoria (Coldiretti, Cia, Legambiente, etc, etc), e cosiglieri regionali di opposti schieramenti, dal consigliere Mario Amicone a Bruno Evangelista ad Angelo Orlando, Maria Rita La Morgia, Camillo D’Alessandro, il Senatore Legnini: tutti a chiedere di fermare la realizzazione dell’impianto di prima lavorazione del petrolio.
«I vini Doc Montepulciano e Trebbiano d’Abruzzo», ripetono gli imprenditori del settore, «finalmente rendono la giusta mercede a migliaia di contadini e sono i nostri ambasciatori nel mondo. A Falconara, nelle Marche, esiste una raffineria che noi, come Viggiano, abbiamo visitato e dove abbiamo visto il degrado in cui vive la popolazione. La loro lotta ci riguarda da vicino, perchè mentre noi abbiamo il lusso, chissà per quanto tempo ancora, di poter prevenire malattie e distruzione, loro ce l’hanno già in casa e sono una sorta di finestra sul futuro per noi».
Nuovi comitati spontanei stanno nascendo in tutta la Regione, Comuni anche di altre province stanno deliberando contro questo tipo di sviluppo, qualche giorno fa il comune di Pratola Peligna (AQ) ha adottato una posizione di contrarietà.
Ora passa tutto in mano alla Regione, dove sono presenti 3 testi di modifica della legge n.2 del 4/3/2008.
Il comitato Natura Verde chiederà alla II sottocommissione di essere ascoltati per discutere degli emendamenti presentati «poi vedremo se il “buon senso” dei nostri amministratori prevarrà contro gli interessi delle lobby delle multinazionali».24/05/2008 10.06