Vastesi.com

Just another WordPress.com weblog

Archive for novembre 2007

Concerti di Luca Ciarla & Luigi Tessarollo Duo

leave a comment »

-Riceviamo da Violipiano Arts questa comunicato-

La Violipiano è lieta di presentare agli organi di stampa i prossimi eventi con il duo jazz del violinista Luca Ciarla e del chitarrista Luigi Tessarollo. Con un repertorio incentrato prevalentemente su composizioni originali e una forte spinta improvvisativa di matrice jazzistica, il duo Ciarla-Tessarollo sorprende per l’originale sound acustico e per le musiche che spesso superano i confini del jazz, esplorando sonorità differenti che vanno dall’etno/jazz mediterraneo alla musica contemporanea. Oltre ad esibirsi in varie rassegne di jazz italiane, i due artisti presenteranno anche delle master class presso la Scuola Aperta di Milano e la scuola dell’Associazione T. Monk di Campobasso.

Calendario

27 novembre: concerto Jazz, 1902 (Paderno Dugnano, MI)

28 novembre: concerto, Saluzzo Jazz Doc (Saluzzo, TO)

29 novembre: master class, Musica Aperta (Milano)

29 novembre: concerto Jazz, 1902 (Paderno Dugnano, MI)

8 dicembre: master class, Ass. T. Monk (Campobasso)

8 dicembre: concerto, Blue Note Club (Campobasso)

9 dicembre: master class, Violipiano Arts (Vasto, CH)

9 dicembre: concerto, I due Archi (Vasto, CH)

27 dicembre: concerto, La Cabala (Nola, NA)

————————————————————
Maggiori informazioni: www.violipiano.it

Pubblicità

Written by vastesi

novembre 30, 2007 at 10:30 am

Pubblicato su A Vasto, Musica

Tagged with , ,

Teatro: Lettera al padre di Kafka

leave a comment »

-Riceviamo da Violipiano Arts questa comunicazione-

Debutterà il 2 dicembre, nella sala Augusto Placanica della Biblioteca comunale di Catanzaro, sua città natale, l’ultimo lavoro teatrale di Giuseppe Cucco, prodotto dalla Violipiano Arts. Lettera al padre di Franz Kafka, viene riproposto in una nuova veste contemporanea con la riscrittura drammaturgica di Valeria De Francesca, le musiche di Luca Ciarla, una performance di teatro-danza di Romina De Novellis.

Lettera al padre è una confessione al genitore. Sul palco un attore, solo, che si rivolge al padre padrone assente. Un disperato dialogo dove non c’è nessuno che possa rispondere. Il progetto della messa in scena vuole essere uno studio intorno al testo biografico dello scrittore. L’obiettivo è quello di tradurre la narrazione della letteratura kafkiana nel linguaggio del teatro. Valeria De Francesca lo riscrive per la scena, analizzandone il rapporto tra padre e figlio da una parte e dall’altra, senza mai stravolgere quella limpida confessione che Franz Kafka scrisse in età adulta. Su questa idea di riscrittura di drammaturgia kafkiana, si incastrano alcune inserzioni derivanti dalla performance “Santa Barbara” di Romina De Novellis.

Santa Barbara è nata a Nicomedia nel 273 d.C. Barbara è una bambina a cui è stata negata la vita. Prima l’isolamento, poi le torture, infine la morte. Cosa sente una bambina privata dell’affetto, del gioco e della libertà di crescere? Come può una bambina comprendere il tradimento di un padre? Può bastare la fede in un Dio? La figura del padre è predominante: l’unico uomo che ha amato e che, nella sua dimensione di Santa, confonde con Dio. Una bambina vittima di un uomo, che si ritrova ad essere protettrice di soli uomini.

In scena, dunque, due storie completamente diverse che sono vissute in epoche molto distanti: due “figli” (il maschio e la femmina, lo scrittore e la santa) che hanno in comune questo profondo, angoscioso e violento rapporto di amore e odio con il “padre”.

Molto diversi sono anche i linguaggi espressivi che gli attori praticano per far vivere i due personaggi: si intrecciano in scena il teatro della letteratura e la parola per Kafka; il gesto e il corpo per Santa Barbara. Una mescolanza di esistenza con la quale interagisce dal vivo l’originale colonna sonora di Luca Ciarla. La messa in scena è volutamente spezzettata, e mescola le due storie con frammenti delle loro vite vissute con paure mai confessate. Come quadri interrotti, le due storie, attraversate da linguaggi separati, sul palcoscenico si contaminano e tentano di prendere forma.

Giuseppe Cucco

1.jpg

Nato a Catanzaro, si diploma presso l’Accademia d’Arte Drammatica di Palmi nel 1993. Dopo il debutto in Accademia con lo spettacolo Le nozze dei piccoli borghesi di B. Brecht, lavora ad Amsterdam per il Theather Festival in de Nes nella performance di teatro-danza La città e la rosa diretta dal coreografo Robert Greaves e successivamente per il Praga Europa Festival nello spettacolo Albergo di montagna di V. Havel, con la regia di Franco Però. Nel 1994 viene selezionato da Giorgio Albertazzi per il corso di specializzazione per attori Un clawn in Magna Grecia lavorando, successivamente, nello spettacolo Il silenzio delle Sirene di e con Giorgio Albertazzi.

Nel 1995 si trasferisce a Roma dove riprende gli studi universitari conseguendo la Laurea in Lettere con una tesi sulla storia del teatro inglese. Nel 1996 lavora a Napoli in Mio Capitano, uno spettacolo di e con Francesco Silvestri, prodotto da Magazzini di Fine Millennio. Nello stesso anno comincia a collaborare con la compagnia di Glauco Mauri ne La tempesta di W. Shakespeare. Con un nuovo progetto di Giorgio Albertazzi per Taormina Arte Festival, debutta nel 1997 al teatro antico in La figlia di Iorio di G. D’Annunzio, diretto da Melo Freni e con la partecipazione di Fioretta Mari.

Nel 1998 lavora nel film Rai Il Compagno per la regia di Francesco Maselli e partecipa alla trasmissione televisiva Misteri (Rai Tre) condotta da Lorenza Foschini. Nello stesso anno interpreta il ruolo di Puck nello spettacolo Sogno di una notte di mezza estate con Elisabetta Gardini e Sebastiano Somma, per la regia di Fernando Balestra, prodotto dal Teatro di Sicilia. Successivamente è al Teatro Manzoni di Roma nello spettacolo Pensaci Giacomino di L. Pirandello, diretto da Luigi Tani e prodotto da Atlantide, interpretando il ruolo di Giacomino.

Nel 1999 lavora con il regista Claudio Collovà e Alessandra Luberti, a Noto e a Palermo, negli spettacoli Mater dolorosa-studio per una rivolta tratto da Rosario di Federico De Roberto, Una solitudine troppo rumorosa e L’isola dell’esilio tratta da Drammi Celtici di W.B. Yeats.

L’anno seguente partecipa ad un progetto europeo presso il Tempio Greco di Segesta recitando in due spettacoli diretti dal regista Giovanni Anfuso: Una festa per Aristofane e Dioniso – il mito. Gli spettacoli vengono replicati anche in Francia, Spagna Portogallo e Austria. Dal 2001 al 2003 lavora con la Cooperativa Le Nuvole di Napoli in un progetto di teatro per ragazzi, negli spettacoli Victor, storia di un ragazzo selvaggio (finalista al premio Strega Gatto 2000) e Il ragazzo dai capelli verdi, entrambi scritti e diretti da Francesco Silvestri. Negli stessi anni partecipa allo spettacolo, finalista al Premio Scenario 2001, Metà di uno – studio per più riunificazioni della Fionda Teatro di Milano, diretto da Elisabetta Pogliani e Paola Zecca.

Dal 2004 ad oggi lavora come attore e come docente per il Teatro Stabile di Calabria diretto da Geppy Gleijeses.

————————————————————
Maggiori informazioni: www.violipiano.it

Written by vastesi

novembre 30, 2007 at 10:26 am

Pubblicato su A Vasto, Teatro

Tagged with

L'ARCI sul Porto: "Strategia della tensione"

with 15 comments

Pubblichiamo il seguente comunicato pervenutoci dall’ARCI.

STRATEGIA DELLA TENSIONE

Sull’ampliamento del porto di Vasto c’è tanto da dire, ma partiamo dal passato recente…
Circa dodici anni fa il Coasiv presentò un progetto di ampliamento analogo all’attuale. Anche allora calarono in città dei brillanti progettisti che con particolari “effetti speciali” tentarono di abbagliare la città: la ditta si chiamava PROGER, anch’essa puntava sulla “strategia della tensione”: “BADATE CITTADINI, L’UNICA SALVEZZA PER IL VASTESE E’ IL PORTO! SE NON SI AMPLIA VEDRETE, LA PILKINGTON, LA SEVEL, LA DENSO ANDRANNO VIA E MIGLIAIA DI PERSONE RIMARANNO DISOCCUPATE…”
Sappiamo bene come è andata a finire: il Ministero dei Lavori Pubblici bocciò il progetto perché considerato sovradimensionato rispetto al contesto economico, e perché in concorrenza con altre strutture limitrofe, in modo particolare con Manfredonia. Vi fu anche un’interpellanza Parlamentare a proposito.
Comunque il porto non si ampliò, sono passati dodici anni la Pilkington, la Sevel e la Denso sono rimaste al loro posto, in qualche modo hanno affrontato la recessione senza bisogno del Porto ma con la ricerca e la qualità, riuscendo così a continuare ad imporsi sul mercato senza avventurarsi in assurde guerre sulla competitività economica lì dove le imprese occidentali sono destinate sempre alla sconfitta, dato il basso costo del lavoro in Asia e nell’Europa dell’Est. “La strategia della tensione” è sempre la stessa: anche la nuova ditta di progettazione MODIMAR sta usando la stessa tecnica, ovvero terrorizzare la comunità con il rischio della perdita di posti di lavoro. Tutto ciò per scipparle porzioni di territorio a favore di cementificazioni esagerate in mare.
Con una semplice presentazione in “power point” e con una brillante e lunga relazione del giovane ingegnere PAOLO CONTINI, la Modimar ha convinto 24 consiglieri della bontà di un progetto che fino al giorno prima nemmeno conoscevano.

Riportiamo alcuni passaggi del lungo consiglio comunale.
Alla domanda: “CI SONO RISCHI DI EROSIONE A SUD DEL BACINO PORTUALE?” la risposta: “CERTAMENTE NO! L’ORDINE DEI GEOLOGI DELL’UNIVERSITA’ DI CHIETI HA GARANTITO CHE NON VI SARANNO PROBLEMI, ANCHE PERCHE’ QUEL TIPO DI COSTA PER PROPRIA CONFORMAZIONE E’ DESTINATA AD ERODERSI IN OGNI CASO”. Per l’appunto, proprio per questo motivo, invece, altri geologi sempre dell’Università di Chieti e che prossimamente inviteremo in città, affermano che per evitare di accelerare l’erosione sarebbe molto meglio lasciare stare le cose così come stanno.
Alla domanda: “MA QUALI SARANNO LE RICADUTE OCCUPAZIONALI?” la risposta: “NOI NON POSSIAMO GARANTIRE IL SUCCESSO DI UN PORTO COMMERCIALE, E’ IL MERCATO CHE LO DETERMINA, UNA COSA E’ CERTA: SE VOGLIAMO COMPETERE DOBBIAMO ATTREZZARCI A COMBATTERE LA CONCORRENZA DI PORTI LIMITROFI QUALI ORTONA, TERMOLI E MANFREDONIA, CHE SI SONO GIA’ ATTREZZATI…” In parole povere: intanto trasformiamo Punta Penna in un cantiere che può durare anche 10 anni e avventuriamoci in una guerra commerciale fratricida con comunità locali in una sorta di derby calcistico e poi vediamo se qualcuno è disposto a venire qui a commercializzare qualcosa. “NOI DOBBIAMO DIVENTARE IL CASELLO DELLE AUTOSTRADE DEL MARE…”: bella prospettiva diventare un incrocio di traffici altrui, uno snodo, una zona di servizi e non una zona che vive e si sviluppa partendo dalle proprie peculiarità ambientali e tradizionali.

L’ampliamento del porto comporta rischi enormi per il turismo del territorio e ciò si evince chiaramente dalla Legge 28 gennaio 1994, n.84, RIORDINO DELLA LEGISLAZIONE IN MATERIA PORTUALE, che all’art. 4 recita testualmente “comma 3. I porti o le specifiche aree portuali di cui alle categoria II (categoria I sono solo quelli militari), classi I, II, III (Vasto é di classe II), hanno le seguenti funzioni: a) commerciale; b) industriale e petrolifera; c) di servizio passeggeri; d) peschereccia; e) turistica da diporto.
comma 4. Le caratteristiche dimensionali, tipologiche e funzionali dei porti di cui alla categoria II, classi I, II, III e l’appartenenza di ogni scalo alle classi medesime sono determinate, sentite le autorità portuali o laddove non istituite, le autorità marittime, con decreto del Ministero dei Trasporti e della Navigazione, con particolare riferimento all’attuale e potenziale bacino di utenza internazionale o nazionale, tenendo conto dei seguenti criteri:
a) entità del traffico globale e delle rispettive componenti;
b) capacità operativa degli scali derivante dalle caratteristiche funzionali e dalle condizioni di sicurezza rispetto ai rischi ambientali degli impianti e delle attrezzature, sia per l’imbarco e lo sbarco dei passeggeri sia per il carico, lo scarico, la manutenzione e il deposito delle merci nonché delle attrezzature e dei servizi idonei al rifornimento, alla manutenzione, alla riparazione ed alla assistenza in genere delle navi e delle imbarcazioni;
c) livello ed efficienza dei servizi di collegamento con l’entroterra.” […]
“comma 6. La revisione delle caratteristiche dimensionali, tipologiche e funzionali di cui al comma 4; nonché della classificazione dei singoli scali, avviene su iniziativa delle autorità portuali o, laddove non istituite, delle autorità marittime, delle Regioni o del Ministro dei trasporti e della navigazione.”

In poche parole l’ente locale non ha alcun potere nelle decisioni relative alla tipologia del porto stesso; essa viene determinata dai sistemi di sicurezza, dai fondali, dalla sicurezza delle navi stesse, dall’indotto che sviluppa, quindi è falso dire che le petroliere non entreranno, le petroliere entreranno sicuramente se qualcuno in zona, ma anche altrove, avrà bisogno di commercializzare petrolio. Se il porto sarà idoneo, tale imprenditore avrà tutto il diritto di chiedere l’utilizzo delle banchine come chiunque altro imprenditore, è chiaro che quest’eventualità comporterà rischi per tutta l’economia turistica della zona, vanificando quanto di buono si è costruito negli ultimi anni. BASTERÀ UN SOLO INCIDENTE A METTERE IN GINOCCHIO TUTTI GLI OPERATORI DEL TURISMO E DELLA PESCA, CON LA CONSEGUENTE PERDITA, IN QUEL CASO, DI MIGLIAIA DI REDDITI CHE IN UN MODO O NELL’ALTRO VENGONO GARANTITI DAL TURISMO E DALLA PESCA A VASTO.

Noi siamo assolutamente contrari all’ampliamento del Porto di Punta Penna, pur non essendo contrari al trasporto per mare, riteniamo che tale servizio deve essere svolto da località, che purtroppo per loro non hanno altre risorse, come per esempio Manfredonia. Cosa è successo a Manfredonia 15 anni fa? Allora era ancora in esercizio l’ENICHEM con circa 3.000 posti di lavoro, che pretese l’ampliamento del porto in modo da scongiurare rischi di chiusura. Ebbene, l’ampliamento del porto di Manfredonia non ha impedito all’ENICHEM di chiudere senza porsi alcuna remora nel momento in cui ha registrato un calo eccessivo di mercato, lasciando un territorio devastato senza alcuna altra risorsa: il prolungamento del molo ha fatto letteralmente sparire decine di spiagge, spiaggette e calette escludendo di fatto Manfredonia da tutti i benefici del Parco Nazionale del Gargano.
Se noi ampliamo il porto devastando quello che rimane della nostra costa e il mercato di Sevel e Pilkington calano, le stesse non si porranno alcun problema a lasciare il territorio, lasciando Vasto senza alcuna alternativa, perché è chiaro che se il porto verrà ampliato nella misura in cui è stato esposto, il suo successo potrà essere determinato solo da un nuovo sviluppo industriale della zona in evidente contrasto con lo sviluppo turistico del territorio.

TURISMO E INDUSTRIA NON POSSONO CONVIVERE IN RIVA AL MARE, non a caso la Sevel e la Pilkington son dislocate all’interno.
Vasto ha una grande opportunità per il futuro, tutti sanno che è in itinere l’istituzione del PARCO NAZIONALE DELLA COSTA TEATINA e Vasto deve ambire con tutte le sue forze a diventare sede amministrativa del Parco, ne ha pieno diritto perché detiene la parte più estesa di costa e la meglio conservata. Ciò comporterebbe l’apertura di uffici di ogni genere con creazione di posti di lavoro. Inoltre è evidente che non può essere concesso tutto allo stesso territorio: se a Vasto verranno destinati 145.200.000 euro per l’ampliamento del porto, è evidente che a quel punto la sede amministrativa del Parco verrà destinata ad altri.
Noi siamo contrari soprattutto al prolungamento del molo che affaccia sulla Spiaggia di Punta Penna di 750 metri verso sud: l’impatto che ciò potrà avere sulla costa a sud non è assolutamente prevedibile, potrebbe riguardare anche la spiaggia di Vasto Marina, basta vedere cosa ha comportato il prolungamento di 300 metri dello stesso molo, fatto nell’88, quando gran parte della scogliera si è insabbiata, così come è evidente l’erosione sotto il “villaggio Ciancaglini” al punto che attraverso il progetto Sicora si sono investiti diversi milioni di euro in barriere frangiflutti proprio lì sotto.
Siamo anche noi sensibili ai problemi della sicurezza del porto soprattutto per i pescatori, ma la sicurezza la si può ottenere senza prolungare il molo: visto che si è deciso di eliminare il mercato del pesce, si può ricavare in quell’area la darsena per i pescatori.

INOLTRE CI CHIEDIAMO: PERCHE’ IL PORTO PESCHERECCIO NEL NUOVO PROGETTO E’ ESPOSTO PIU’ O MENO ALLE STESSE INTEMPERIE DELL’ATTUALE SITUAZIONE, CONSERVANDO COSI’ TUTTI I RISCHI DEL PASSATO, MENTRE QUELLO TURISTICO E’ COLLOCATO IN POSIZIONE SICURA, CONTINUANDO COSI’ A PERPETUARE UNA SORTA DI INGIUSTIZIA SOCIALE CON PIU’ ATTENZIONE A CHI SI DIVERTE RISPETTO A CHI LAVORA?

Per quanto riguarda il porto turistico, riteniamo che vada delocalizzata la Fox Petroli con la creazione di un porto canale lungo il Torrente Lebba. Se ci si mette in giro a cercare 145.200.000 euro per devastare la costa, perché invece non cercano gli stessi finanziamenti per riqualificare la costa ed allo stesso tempo cogliere anche l’obbiettivo della messa in sicurezza del porto? Si tratta solo di avere una linea politica in tale senso… Possibile che i soldi si trovano sempre quando c’è da devastare e non si trovano mai quando c’è da riqualificare e valorizzare?.
Noi comunque vogliamo sperare che il Ministero dei Trasporti non voglia concedere 145.200.000 euro per l’ampliamento di una struttura che dovrebbe entrare in concorrenza con strutture limitrofe a 20 km verso sud (Termoli) e a 40 Km verso nord (Ortona). Ciò sarebbe un’assurda jattura, proprio in un momento in cui si piange miseria da tutte le parti.
Ultima curiosità per i più attenti: il brillante e giovane ingegnere PAOLO CONTINI della Modimar che ha illustrato il progetto è anche consulente tecnico del progetto SICORA che si occupa di ripascimento e posa di barriere frangiflutti per combattere l’erosione… Si prospetta molto lavoro per questo brillante giovane ingegnere, in quanto si trova all’interno di una favolosa “filiera” fatta di prolungamento di moli, accelerazione dei fenomeni erosivi della costa, messa in atto di misure (ripascimenti, barriere frangiflutti) per combattere l’erosione.
Il caro Contini, “approdando” sul territorio vastese mentre tutti i nostri migliori cervelli sono obbligati a realizzarsi altrove, ha fatto davvero TOMBOLA!!!

VASTO 20.11.07

ARCI VASTO

Written by vastesi

novembre 20, 2007 at 5:53 PM

Pubblicato su A Vasto, Comunicati

Tagged with , ,

Punta Penna: Botte piena e moglie ubriaca?

with 10 comments

Approfittando dello spazio che il comune di Vasto mette a disposizione sul web ho scritto al Sindaco per esser informato circa i futuri progetti riguardanti  l’area di Punta Penna.

Nel mio messaggio esprimevo preoccupazioni inerenti la continuità territoriale del nascituro Parco Nazionale. Il nuovo Porto Commerciale infatti interromperà il Parco che arriverà a Punta Aderci per poi riprendere da Vignola fino a San Salvo! Chiedevo al Sindaco una documentazione relativa alle future vie di comunicazione e alla tanto agogniata delocalizzaione!

Il sindaco dimostrando una grande diponibilità ha risposto! (Cosa già inusuale per i precedenti Sindaci; questo va riconosciuto!)

Il sindaco nella sua risposta rivendica, da prima, i passi in avanti fatti da questa amministrazione in campo ambientale: la tutela delle aree dismesse dell’ex tracciato ferroviario, sulle quali non si può costruire; l’approvazione del PAN; e l’avvio delle negoziazioni per la creazione del Parco Nazionale della Costa Teatina.

Sulla questione del Porto che divide il futuro Parco, il sindaco dice sostanzialemente che i porti di Ortona e Vasto esistono da anni, molto prima della legge istitutiva del Parco Nazionale, e in questo senso non cambierebbe nulla.

Tra non molto, comunque, il comune dovrebbe organizzare un incontro pubblico con i tecnici che hanno redatto la proposta del piano regolatore! Spero di poter partecipare e spero per allora di avere qualche elemento in più per poter giudicar meglio l’operato altrui.

Al momento rinnovo il mio scetticismo per quanto riguarda il PRP. Con un porto commerciale in quella posizione, infatti, sarà difficile sostenere ancora l’esigenza di una variante alla SS16, anzi arriveranno soldi per collegare meglio il porto alla rete ferroviaria e alle strade già esistenti! Cosi costruendo, le nuove ferrovie e super-strade andranno ad incidere pesantemente sul già precario equilibrio degli habitat naturali (per giunta protetti) presenti nella Riserva Naturale e nella zona di Punta Penna.

Insomma, se le esigenze economiche verranno anteposte ai temi di tutela ambientale, il pasticcio sarà fatto e ad una incompiuta area commerciale aggiungeremo un incompiuto Parco Nazionale!

Written by vastesi

novembre 20, 2007 at 4:52 PM

Pubblicato su A Vasto

Tagged with , , , ,

“Calcestruzzo per l’Abruzzo”

with 4 comments

Una proposta per l’Abruzzo: riempiamolo di calcestruzzo, piastrelliamolo tutto con le «mattonelle del cesso» e diventerà finalmente una regione utile per posteggiare l’auto o soprattutto per sversare i reflui del «cesso biologico», e molto altro ancora.

Una boutade? Una provocazione? Uno spunto di riflessione di un DJ in cerca di notorietà?
http://it.youtube.com/watch?v=JaYTIVnNOqw

Ma se fosse solo una raccapricciante, quanto inconsapevole, cronaca di quanto già accade?

» Bomba ecologica sulle rive del Pescara: decine di sostanze tossiche nel fiume
(articolo su primadanoi.it)

Bhè ragazzi io la mia mattonella voglio proprio mandarla perché nella mia terra, più che in ogni altro posto, rivendico il diritto di essere incazzata e la pretesa che non si spengano mai i riflettori sulla discarica di rifiuti tossici più grande d’Europa!

Ma insieme alla mia bella mattonella per l’Abruzzo voglio allegare anche una di quelle vecchie raccolte fotografiche dell’Abruzzo, perché cancellare ciò che è oggi non deve permetterci di dimenticare ciò che era e ciò che abbiamo permesso che l’Abruzzo diventasse e che permettiamo ora che diventi.

Abbiate pazienza ma l’idea che i miei nipoti bevano acqua avvelenata da cloroformio, tetracloruro di carbonio, esacloroetano, percloroetilene, esaclorobutadiene, pentaclorobutadieni e quant’altro, mi rende molto, molto incazzata!

Written by vastesi

novembre 20, 2007 at 12:08 PM

Pubblicato su A Vasto, Attualità

Tagged with , , ,

Adesso basta!!

leave a comment »

Adesso basta!

Ho proprio voglia di esibirmi in uno dei miei proverbiali sproloqui. Parto da qualcosa che mi ha fatto incazzare e vado a braccio free style di tema in tema.

Partiamo da un semplice fatto: quanto il nostro caro paese sia orgoglioso in questi giorni per essere riuscito a portare all’attenzione del mondo, il problema della pena di morte. Non c’è che dire un bel risultato…peccato che però si consumino pene di morte ogni giorno non riconosciute, anche nello stesso paese che si oppone…volete un esempio: ve ne dico uno che mi coinvolge direttamente.

Abbiamo fatto passi da gigante in ospedale per un povero ragazzo di 29 anni che ha subito un brutto incidente automobilistico. Con enorme fatica ora siamo in condizione di stabilità clinica, la cosa più urgente da fare ora e tiralo fuori dall’ospedale prima che qualche terribile infezione torni a devastarne il corpo immobile. Avrebbe bisogno di una degenza in clinica riabilitativa…ma ahimè non c’è proprio nessuno che lo vuole riabilitare…perché finora ho omesso di dire che questo povero ragazzo non è italiano e soprattutto non ha le carte in regola per ottenere una residenza romana.

Attratto dalla falsa illusione di guadagnare nel paradiso Italia, per sostenere una figlia lì nel suo paese è venuto da noi ad essere sfruttato da datori di lavoro che guidati dalla fissazione del dio denaro hanno preferito tenerlo in nero..”perché non ci si pagano le tasse sopra e si ha un lavoratore in più” si dice in questi casi.

Non ci sono facili vie di uscita..solo 2 strade: aspettare che muoia in ospedale o mandarlo in patria dove la famosissima e soprattutto ricchissima sanità locale provvederà ad ucciderlo presto..se dovesse sopravvivere al viaggio.

Eccoci di fronte ad una condanna a morte…perché allora ci si scandalizza tanto quando si parla di eutanasia…cosa dovevo dirgli quando in preda a terribili sofferenze mi diceva che voleva morire?

Forse che gli uomini sono tutti dei grandi ipocriti? Forse che il nostro paese si batte tanto per far affermare il principio che tutti gli uomini sulla terra hanno uguali diritti, salvo poi accorgerci che “tutti gli uomini sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”, come in una famosissima pungente satira di Orwell.

Siamo davvero tutti uguali? Io ritengo di essere fortunato se sono nato in un paese complessivamente ricco…l’ho scelto io di nascere qui? È stato solo un colpo di fortuna se quando nasciamo azzecchiamo il luogo ed il destino giusto, ma perché un altro uomo deve essere più sfortunato senza aver fatto proprio nulla per esserlo?

Eppoi chi ha deciso che questo sia il luogo giusto e che gli altri posti del mondo siano inferiori? Non abbiamo noi stesso creato, perché fa comodo, disparità nel mondo? Certo ridistribuire la ricchezza fra tutti ci farebbe molto scomodo, meno macchine nei garage, meno cellulari, più morti per una semplice influenza, ma è facile anche parlare di queste cose.

La verità è che non siamo disposti a cedere ciò che abbiamo…la verità è che l’uomo è fondamentalmente un egoista ed i privilegi acquisiti, il potere derivante dall’essere nelle condizioni di decidere per gli altri,  non si mollano. Chi decide chi può decidere per gli altri? La saggezza? L’intelligenza? La lealtà? ….noo fateci caso è la cosa più umana e al tempo stesso più disumana del mondo..”la ricchezza”.  “Io sono più ricco di te ergo sono più intelligente, più leale, più saggio”; fa ridere se detto così, ma fateci caso, è ciò che quotidianamente viviamo perché è il comandamento preferito da chi ci rappresenta, diciamo “noi che abbiamo la democrazia”. Non è dunque una scusante, ma siamo tutti colpevoli se chi sta seduto lassù in alto dice e crede veramente che “la cultura occidentale è superiore” (è già perché noi più ricchi siamo anche più colti, scusate l’omissis), oppure che bisogna “esportare la democrazia” (da leggere: imporre con la forza il mio diritto di comandare su di te che sei dalla parte sbagliata perché io ho deciso così).

Naturalmente nel mondo esistono tante tirannie, ma anche qui non tutte le sofferenze dei popoli sono uguali e ce ne sono alcune “più degne d’intervento rapido”, rispetto ad altre.

Ce ne frega poco se da anni in Darfur (e cos’è il “Darfur”? alle Iene un parlamentare rispose che significava “fare le cose di fretta” nel senso di Dar-Fur) si consuma una pulizia etnica, ce ne frega poco se i tibetani non possono neanche definirsi tali, ce ne frega poco se la Turchia (prossima candidata all’UE) impedisce ai curdi di avere diritti (vi ricorda qualcosa? Eppure nello stato vicino per lo stesso motivo qualcuno ci ha rimesso la pelle). Eccetera eccetera eccetera

Solo in alcuni casi è fortemente necessario intervenire ed anche in pompa magna ed addirittura in maniera preventiva, in barba a tutte le belle parole sulla costituzione delle nazioni unite come forza umanitaria indissolubile (se qualcuno non se ne fosse accorto l’ONU nata nel ‘45 sull’euforia del post bellum non esiste già più).

Là dove l’interesse è più forte, si interviene perché è strategico, perché lì controlliamo l’intera zona, perché lì ci sono interessi forti. E poi quante volte sentiamo ai telegiornali le parole “scacchiere mondiale”… è una espressione orripilante manco stessimo giocando a scacchi con le vite umane. Bisogna andare a combattere per la libertà, per portare la pace (combattere per portare la pace…mah) ed intanto i figli di papà ci fanno vedere come funzionano i videofonini in TV, tanto chi ha più fame va a combattere, morire, ammalarsi (linfoma di Hodgkin negato dallo stato ai soldati che hanno usato uranio impoverito per servirlo…ma come…. se muoiono subito sono eroi, ma se li ammazza il cancro so poveracci dimenticati) perché magari senza altri lavori mantenere figli è difficile.

Far capire poi alla gente che rompere l’ONU era diventato un dovere, che la guerra era “giusta”, che “Saddam c’aveveno l’armi nucleari (in romanesco)”pure se è certezza storica ormai che “ni l’ome teneve manch l’ucchie pi chiagne”(a vasto), è cosa facile…basta bombardare una massa di pecoroni con notizie più o meno vaghe e poi riempire la testa della stessa gente con Costantino, De filippi, Ventura, Grandi fratelli vari. Cose futili che però impegnano la testa ed impediscono alla gente di chiedersi: “ma che cazzo stamo a ffà!!” E’ lavaggio del cervello, come altri nella storia (nazifascismo, stalinismo, liberalismo anarcoide made in USA). svegliaaaa buttiamo bombe sulla testa dei bambiniii (più sfortunati perché nati lì, ma che ci possiamo fa?)

Ancora una volta il desiderio di potere è l’unico sentimento che l’uomo riesce ad esprimere…è il cancro che ci ha divorato il cervello. Fallimento della pace? No semplicemente trionfo della nostra natura maligna che ci consente di sostenere lo sguardo di un bambino sofferente, nascondendoci dietro l’ipocrisia dell’idea di libertà…purtroppo il fine non giustifica sempre il mezzo soprattutto se si cerca continuamente qualsiasi appiglio che serva a giustificarlo (..però so’ bombe intelligenti..).

E il bello è che continuiamo pure noi del bel paese a produrre armi, magari anche mine antiuomo pensate proprio per uccidere in maniera “intelligente”, perché fatte come giochi che attraggono bambini; pappagalli verdi per dirla alla Gino Strada. Bombe intelligenti…

Peccato che l’intelligenza, le bombe l’hanno sottratta alla gente… 

 

Firmato…un ipocrita come gli altri

Written by vastesi

novembre 17, 2007 at 5:54 PM

Pubblicato su A Vasto, Opinione

confusione sul porto

with 4 comments

Il sito ha pieno diritto di dissociarsi dalle mie parole, ma sono veramente incazzato!
http://www.histonium.net/news.asp?id=4904
D’adamo dice bene, dobbiamo pensare a vasto come ad un casello delle autostrade del mare !

Ok, ma i p’roggetti dove sono???
Quando la società civile ne potrà entrare in possesso??
Dove saranno fatte le autostrade, dove le ferrovie???
e soprattutto dove i camion???

Bisogna pretendere delle risposte!
La mia idea per limitare i danni::

1) Rendere il porto non accessibile ai tir e agli autoveicoli
2) le merci dovranno esser trasportate solo su ferro
3) il nuovo tratto ferroviario dovrà occupare la Puccioni e li nell’ottica della delocalizzazione ci potrebbe stare un piazzale per scarico e carico merci sui Tir, che dovranno esser di numero minore di oggi altrimenti non si spiega il vantaggio del trasporto via mare.
4) I guadagni  dovranno esser investiti nella tutela e salvaguardia di punta Penna che è diventata con gli anni una delle attrattive principali della città
5) Il villaggio di punta Penna dovrà diventare un villaggio presentabile perchè sarà il primo colpo d’occhio per i turisti del porticciolo e per le navi merci

Insomma il porto dovrà esser un porto moderno efficiente e poco impattante e per far questo l’unico modo possibile e la delocalizzazione!
Altrimenti il rischio  di far naufragare l’idea del parco nazionale e di far rimaner la costa abruzzese una non produttiva e non turistica.

Written by vastesi

novembre 16, 2007 at 1:17 PM

Pubblicato su A Vasto

Tagged with , ,

"Aecche l'acche de lu mare…"

with one comment

“…’mbuzzenèite de benzèine…” recita la canzone, solo che si riferiva alle coste degli Stati Uniti… non credo che il M° Votinelli avesse già chiaro il futuro.

E’ bello vedere come la tua costa si stia trasformando in un polo petrolchimico. A Vasto: la Fox Petroli chiede di ampliare gli impianti e il Comune autorizza l’ampliamento del porto per renderlo “commercialmente piu’ appetibile”… A Ortona hanno autorizzato la costruzione di un centro oli dell’ENI… Il tutto in barba a quello che sarà il progetto del Parco Regionale della Costa Teatina. Certo, si farà. Lo troveremo incastonato tra i fumi di raffineria e qualche nave cisterna. Non parliamo poi della qualità delle acque e dell’aria di questo futuro parco…

La situazione pare sfuggita di mano, i sindaci e i vari enti territoriali sembrano ubriacati da promesse di sviluppo e si scordano completamente dei loro doveri civici di tutela del territorio da ogni genere di devastazione. Quale futuro garantiscono alle loro città? Un maggiore benessere? Piu’ soldi che girano? Bene, li useranno per curare i tumori e gli avvelenamenti che questi cambiamenti provocheranno.

Gli amici di marelibero.org fanno quello che i nostri amministratori hanno dimenticato, troppo presi a stare dietro ai bisogni di pochi a cui interessano il mero profitto e si disinteressano, piu’ o meno giustamente (eh certo, l’imprenditore deve fare l’imprenditore e i sindaci DEVONO fare i sindaci), del danno che provocano.

Qui si dice tutto

Written by vastesi

novembre 15, 2007 at 11:35 am

'Porta Nuova' sull'approvazione del PRP

leave a comment »

Riceviamo da “Porta Nuova” il seguente comunicato:

L’APPROVAZIONE DEL NUOVO PRP: ALCUNE CONSIDERAZIONI DI METODO
(14 Novembre)

1. Con l’approvazione del nuovo Piano Regolatore Portuale nel Consiglio Comunale dello scorso 6 Novembre si è consumato un vero e proprio colpo di mano volto a porre i consiglieri di fronte ad una scelta obbligata –e già da tempo presa altrove; e la città di fronte al fatto compiuto.

2. I consiglieri hanno deciso senza conoscere.
– Il Consiglio Comunale è stato convocato con un anticipo di 5 giorni (il 31 Ottobre), 4 dei quali erano festivi. Prima di allora l’amministrazione si è ben guardata dal far passare il PRP in Commissio-ne Urbanistica; alcun “profano”, tantomeno, ha potuto consultare i fascicoli;
– I consiglieri comunali hanno ascoltato esclusivamente le relazioni, di parte, degli ingegneri che hanno redatto il progetto (appartenenti alla MODIMAR, la stessa società che in Abruzzo ha progettato le barriere cementizie anti-erosione);
– La proposta di rinvio della discussione al fine di acquisire maggiori informazioni, formulata dapprima da Porta Nuova, ARCI, Rifondazione Comunista, WWF provinciale, è stata ripresa e votata in aula dai soli consiglieri: Alinovi (UDEUR), Giangiacomo (Forza Italia), Marcello (Comitato Civico), Russi (indipendente), Russo (Alleanza Nazionale), Smargiassi (Rifondazione Comunista). Gli altri hanno votato contro. Vi sono stati 3 astenuti.

3. La città – che pure è probabile sia pregiudizialmente favorevole – di fatto non conosce il significato e le implicazioni di questa operazione, perché nessuno –tra chi sa- le ha mai voluto far conoscere nulla. Il Comune si è impegnato a convocare un’assemblea pubblica a Dicembre… francamente sembra più che altro una presa in giro. Occorreva discutere e conoscere prima, non dopo.

4. La normativa che regola la materia è stata violata consapevolmente. Le “Linee guida per la redazione dei piani regolatori portuali (art. 5 Legge n. 84/1994)”, a cura del Ministero dei Lavori Pubbli-ci, prescrivono: “l’intesa tra il soggetto preposto all’adozione dell’atto di pianificazione portuale ed il Comune” – è la risoluzione approvata in Consiglio Comunale – “è finalizzata a porre in coerenza le previsioni del PRP in formazione con la pianificazione urbanistica comunale, provinciale e regionale […] Nel caso di difformità tra i due strumenti, [ciò] comporta la necessità di apportare modifiche alla proposta di PRP e/o ad adottare le conseguenti varianti ai PRG vigenti”. Le difformità, che pure sono molte ed evidenti, non sono state prese neppure in considerazione.

5. Con ciò il sindaco Lapenna ha disatteso la premessa metodologica contenuta nel suo stesso pro-gramma elettorale: ”Intendiamo adottare un metodo di governo teso al perseguimento della massima condivisione e partecipazione nelle decisioni fondamentali, che comporti il pieno dispiegamento della dialettica politica. Il metodo della ricerca della massima condivisione delle decisioni sarà perseguito anche nei confronti della cittadinanza, al fine di sperimentare nuove ed ulteriori forme di partecipazione di categorie, associazioni e semplici cittadini, rendendo sempre più facile e diretto il rapporto con l’amministrazione comunale. […] L’obiettivo prioritario [è] di rendere partecipi e consapevoli i cittadini delle grandi scelte urbanistiche, a forte impatto ambientale, dell’Amministrazione Comunale”.

6. Si è tentato di presentare la vicenda come uno scontro tra “ambientalisti” e fautori dello “sviluppo”. Niente di più falso. La questione che abbiamo posto è un’altra. Si trattava di sapere se l’attuale amministrazione fosse tenuta, oppure no, al rispetto della legge; se per essa contasse o no qualcosa il proprio programma elettorale; infine se per essa il Consiglio Comunale fosse un organo decisionale, oppure solo ratificante decisioni prese altrove. La risposta data nei fatti a queste domande è stata sin troppo chiara.
La città dovrà ancora attendere molto per avere una classe dirigente degna di questo nome.

Written by vastesi

novembre 15, 2007 at 11:22 am

Foto-album Trabocchi Vastesi

with 10 comments

AH AH AH finalmente vi ho pescati in errore…. Ho visto la pagina di lucfan sulle foto dei trabocchi vastesi e quale è stato il mio orrore nel vedere che solo i trabocchi del porto oltre che quello di località trave sono stati ripresi… Quello che vorrei fare a questo punto è lanciare una gara a fornire il prima possibile foto degli altri trabocchi vastesi, anche quelli da ricostruire al fine di non perdere la documentazione su queste importanti testimonianze del nostro passato.. Io ne ho riguardanti se non sbaglio il secondo trabocco purtroppo distrutto negli anni settanta-ottanta, ma sono in analogico.. chi me le converte?

Sarebbe bello che chi ha fatto foto in passato le fornisse in modo da ottenere una galleria completa…

Ovviamente scusatemi nel caso una cosa del genere sia già stata fatta ed è passata inosservata ai miei attentissimi sensi…

Contribuite gente!!!

Written by vastesi

novembre 13, 2007 at 7:29 PM

Pubblicato su Foto di Vasto, Memorie Vastesi

Tagged with ,